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martedì 30 novembre 2010

Jack Frost


Jack Frost, nel folklore inglese, è rappresentato come una creatura magica che personifica lo scricchiolio e il freddo della stagione invernale. Rappresentato spesso con in mano una tavolozza di colori, si ritiene sia responsabile della colorazione delle foglie in autunno e delle decorazioni di ghiaccio che si formano accanto alle finestre nei mesi più freddi dell'anno. Si pensa che questa rappresentazione derivi da leggende e miti del folklore germanico. 
Si trovano però correlazioni anche nella cultura russa con Father Frost ed in altre storie della tradizione anglosassone e nordica con il nome di Snow Miser, Old Man Winter o di Father Winter.


Vi scrivo di questo personaggio poichè è una figura cara della mia infanzia.
Ecco il cartone che mi ha legato a lui quando ero piccola:


Ed ecco una favola russa che parla di lui:

"C’era una volta un uomo umile e buono che aveva una dolce e bella figlia, purtroppo però il destino è assai ingiusto e per un nefasto incidente morì l’amata moglie. Quest’uomo preoccupato dal fatto di crescere da solo la figlia, senza una madre, si risposò  con una donna vanitosa ed ambiziosa e dal secondo matrimonio nacque una figlia. La seconda moglie odiava però la figliastra per la sua bellezza e le attenzioni che il padre le dava. Un giorno freddo e nevoso ordinò a suo marito di portare la figliastra in una lontana valle e di lasciarla là, egli docile e mansueto obbedì, triste. La giovane si ritrovò in una bufera di neve e scoraggiata per il fatto di non ritrovare più la strada del ritorno si accovacciò per terra piangendo, fino a quando vide arrivare un uomo tutto bianco, che sembrava fatto di ghiaccio. L’uomo dalla voce profonda e glaciale si presentò come Father Frost. La ragazza conosceva bene tutte le storie che riguardavano quell’uomo vestito di neve, ma anche se intimorita si dimostrò educata e gentile. Father Frost, riconoscente, la portò sotto un grosso abete e le regalò una cassa piena di gioielli d’oro, degli indumenti di straordinaria fattezza e la riportò sulla via di casa. Quando l’ingrata matrigna ordinò al povero padre di andare a riprendere la figliastra, ormai morta, e di seppellirla, lui mesto obbedì.

 In quel momento, il cane della famiglia iniziò ad abbaiare felice perché aveva riconosciuto da lontano la figliastra che felice stava tornando, vestita con quegli abiti incantevoli, piena di bellissimi gioielli nei capelli perfettamente acconciati. Non la riconobbe nessuno se non il cane, amico di giochi e d’infanzia della bella ragazza, e malgrado la matrigna avesse cercato di dargli una ricompensa in cibo, incredula dell’avvenuto e pronta a negare tutto, il cane, fedele, non demorse.

Quando la matrigna vide che magnifici doni la figliastra aveva riportato, ordinò al marito di portare l’altra figlia nella desolata vallata. La vicenda si ripeté pressoché uguale fino all’arrivo di Father Frost  ma questa volta la ragazza fu maleducata e sfrontata, a quel punto Father Frost, infuriato, la congelò a morte. Il marito tornò a riprenderla, come ordinato e quando la madre vide il corpo congelato della figlia inizio a piangere senza sosta, per giorni e giorni, senza darsi pace della sua crudeltà e superbia ed infine, una fredda notte morì di crepacuore. Così la famiglia composta dal docile padre e dalla figlia riuscì a recuperare la serenità persa da tempo, e vissero tutti felici e contenti."

Reincarnazione e Karma


In quest’ultimo periodo si è parlato spesso di reincarnazione. In molte religioni orientali, quali il Buddismo, è addirittura l’essenza stessa della religione.
Che cos’è di preciso?
Molte religioni credono nella reincarnazione, ovvero nella trasmigrazione dell'anima da un corpo ad un altro in un tempo successivo alla morte dell’ ”involucro fisico”. Un uomo può reincarnarsi in un altro uomo, in una donna, ma anche in un qualche animale, la cosiddetta metempsicosi (dal greco antico μετεμψύχωσις , metempsicosis, passaggio delle anime) platonica.

Una domanda che sorge dunque spontanea è:
Ma Perché?
Una risposta a tutto questo può venirci dal cosiddetto Karma (o karman), che in sanscrito sta ad indicare semplicemente un'azione ma in senso più ampio il destino che ciascuno di noi si costruisce a seconda delle gesta, dei pensieri e delle esperienze che si sono effettuate nel passato.
In pratica, l'esistenza attuale di un individuo, può essere stata determinata da tutto ciò che di positivo o di negativo ha commesso nelle sue incarnazioni precedenti. E così come il presente diviene il prodotto di ciò che si è stati, il futuro diverrà la risultante del passato e del presente. Il karma, dunque, potremmo definirlo una legge di causa ed effetto. Ad ogni azione corrisponde una reazione. Ma il karma non deve essere inteso come punizione o ricompensa. Il Karma diviene una scelta e nello stesso tempo un cammino interiore di esperienze che necessariamente bisogna intraprendere per acquisire cognizioni e attraverso queste poter capire e accettare l'intera gamma di situazioni umane. Solo quando si sarà compreso che l'anima, o la coscienza individuale che dir si voglia, non ha sesso, non ha razza, non ha credo e non ha tempo allora si sarà giunti all'illuminazione e il karma non avrà più ragion d'essere, si raggiungerà quindi il Nirvana, lo stadio più alto dell’illuminazione. A quel punto si potrà anche interrompere il ciclo delle rinascite, oppure decidere liberamente di incarnarsi nuovamente per fare da guida ad altre anime ancora lontane dalla consapevolezza del proprio essere.
Dunque, scopo ultimo della reincarnazione è la nostra evoluzione spirituale attraverso le esperienze terrene, fino al raggiungimento della perfezione. In questo lungo corso di apprendimento e di perfezionamento, il karma con le sue leggi gioca un ruolo determinante.
Ma vediamo con degli esempi pratici come si realizza il karma nella nostra vita di tutti i giorni.
Se, ad esempio, un soggetto in una sua vita passata ha nutrito un forte pregiudizio, nei confronti di una razza o di un gruppo di persone appartenenti a un certo ceto o credo religioso, è molto probabile che nella sua vita attuale sia nato egli stesso come membro di quella razza o quel gruppo per comprendere appieno il senso di quell'appartenenza e sostituire la tolleranza al suo preconcetto.
Naturalmente, è molto probabile che questo stesso individuo, conservando a livello inconscio, il ricordo della repulsione provata in un incarnazione precedente verso quel tipo di raggruppamento, viva attualmente un forte disagio nella sua condizione attuale, pur non riuscendo a spiegarsene il motivo. D'altro canto anche un soggetto che ha subito in passato una persecuzione da parte di qualcuno o di un insieme di persone a lui ostile e ha provato a sua volta un forte odio verso costoro, per certi versi esagerato e irrazionale, può rinascere come appartenente a quello stesso gruppo per ridimensionare le sue convinzioni e i suoi sentimenti. 
E anche in questo caso, il malanimo per le angherie subite può protrarsi nella sua vita successiva inducendolo magari a sfuggire alla propria condizione o a inimicarsi i propri alleati o i propri parenti. Solo una presa di consapevolezza dell'origine di tali disagi e relazioni disturbate può sbloccare una situazione che potrebbe protrarsi per ancora numerose incarnazioni e impedire uno sviluppo personale e spirituale. Ogni problema, disagio, inimicizia, odio o disistima deve essere decifrato e scomparire dalla nostra anima per liberarci dai cosiddetti "debiti karmici" che possiamo esserci costruiti con determinate persone. Karma, quindi, vuol dire anche sciogliere le situazioni problematiche che si sono venute a creare lungo le nostre esistenze e portare a termine un legame interrotto, soprattutto se c'è stato un male fatto che ora va in qualche modo compensato.

Un caso tipico di debito karmico si è visto con Catherine, una paziente del dottor Brian Weiss1. Catherine in una delle sue regressioni ipnotiche aveva rivissuto un'esistenza passata in cui Stuart, l'attuale fidanzato, con il quale, nonostante gli sforzi, si ritrovava a vivere una relazione difficile, era stato il suo assassino. Stuart, quindi, in questa vita, aveva il compito di amare chi un tempo aveva ammazzato. E Catherine, ebbe modo di comprendere, attraverso il viaggio a ritroso nel tempo, l'origine del suo rapporto conflittuale con il suo compagno del momento. Tuttavia, non sempre le due parti in causa sono pronte a superare le ostilità passate. Un partner può a livello inconscio mantenere ancora vivo il ricordo del male ricevuto o delle ragioni che lo avevano portato a compiere un gesto insano e non essere ancora in grado di riequilibrare la relazione. Molti legami sentimentali e parentali gravosi, possono quindi derivare da un'antecedente rivalità vissuta in un'altra vita e che ancora non si è capaci di risolvere. 
Parimenti, vi sono legami fortissimi che non si riescono ad evitare e amori profondi che non si possono e non si riescono a recidere per via di un senso di appartenenza inspiegabile con la sola razionalità umana e che può avere un senso solo se si ipotizza un'altra esistenza in cui i due soggetti in questione hanno già vissuto insieme. Le tecniche regressive possono aiutare ad afferrare il significato di tutto quanto coinvolge un individuo nella sua vita attuale e del perché si sia incarnato proprio nella personalità attuale.
Comprendere, dunque, le leggi del karma significa anche avviare un processo di accettazione positiva di qualsiasi situazione, anche la più dolorosa, e di superamento dei nodi che bloccano il nostro cammino verso la perfezione e la serenità interiore.
Va considerato inoltre che i legami karmici, vita dopo vita, difficilmente si ripresentano con le stesse modalità. I ruoli dei protagonisti spesso sono invertiti, soprattutto nell'ambito di uno stesso gruppo familiare. 

Come afferma Betty B. Binder:
"I membri di una famiglia che hanno legami karmici spesso si reincarnano insieme, ma nelle vite successive i loro ruoli saranno invertiti rispetto a quelli esercitati in quelle precedenti. Ad esempio, un bambino di oggi può essere stato un genitore in un'altra vita e suo padre può essere stato suo figlio. Allo stesso modo le rivalità odierne possono essere la manifestazione di inimicizie nel passato che non sono ancora state risolte".2

Anche le malattie e le menomazioni possono avere un loro senso karmiko. In molti dei bambini studiati dallo psichiatra Ian Stevenson come macchie sulla pelle e cicatrici insolite sul corpo potevano essere la manifestazione di una ferita o un problema avuto in una vita antecedente. Ma al di là di questi casi in cui un'individualità si porta dietro le tracce forti di un trauma subito, vi sono delle sofferenze o dei segni che intervengono in una data età del soggetto. Possiamo pensare ad esempio ai tumori o a malattie gravi che insorgono improvvisamente e divengono in breve tempo devastanti per la psiche e per il corpo.
Anna, ad esempio, una donna di media età, che aveva subito l'asportazione totale del seno destro, durante una regressione ricordò di aver vissuto una vita antecedente come condottiero romano. Durante quell'esistenza aveva esternato una violenza che andava ben al di là dei suoi doveri. Aveva combattuto, assediato e mutilato giovani donne dopo aver abusato di loro, per il semplice piacere di esercitare uno strapotere e infliggere sofferenza.
A seguito di quanto vide e rivisse, durante una seduta regressiva, Anna riuscì a dare un senso anche al suo evento fisico attuale. Così come aveva arrecato dolore e reso invalide ingiustamente tante donne così doveva trovarsi oggi a rivivere lei stessa una menomazione per poter comprendere ciò che questo stato fisico e psichico poteva significare. Il suo carattere duro e intollerante che aveva conservato anche dopo l'intervento, a seguito della regressione, si modificò repentinamente. Anna comprese che a nulla sarebbe valso continuare ad avercela con il mondo intero e a comportarsi aspramente anche con chi le era accanto e le mostrava affetto e dedizione, se non a fare del male a se stessa, procurandosi ulteriore karma negativo che avrebbe dovuto poi restituire in qualche modo in una vita successiva.

Come afferma la psichiatra Helen Wambach, nel suo libro "Vita prima della vita":
"Noi saremo davvero trattati così come abbiamo trattato gli altri; noi torniamo in vita per sperimentare l'essere sia sul polo del dare che su quello del ricevere".3
La reincarnazione, dunque, con le sue leggi karmiche, ha lo scopo di migliorarci gradualmente, con i tempi e le modalità che ciascuno di noi riterrà opportune, ma per condurci sempre e comunque verso la meta finale che è il compimento della nostra anima e il ricongiungimento di essa con quella che alcuni definiscono energia cosmica universale.


Note:
1. BRIAN WEISS - Molte vite molti maestri. Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri", Milano, 2001.
2. BETTYE B. BINDER - Karma e reincarnazione - Ed Gruppo Editoriale Futura, p. 99.
3. HELEN WAMBACH - Vita prima della vita (storie vere di viaggi meravigliosi dentro la vita prima della nascita) Ed. Mediterranee, Roma, 1991.


domenica 28 novembre 2010

Il Rede



Traduzione:



In totale fiducia e amore, 

la legge Wiccan devi seguire. 
Vivi e lascia vivere, 
leale nel dare e nel ricevere. 
Quando tre volte il cerchio hai tracciato, 
il male al di fuori è confinato. 
Il tuo incantesimo è sigillato, 
se con la rima lo hai legato. 
Lo sguardo sereno, leggero il tocco, 
ascolta molto e parla poco. 
In Deosil, se la Luna sta crescendo, 
la Runa delle Streghe vai cantando. 
In Widdershins con la calante Luna, 
del bando canta la Runa. 
La Luna nuova onora, 
baciando due volte la mano alla Signora. 
Per avere buona Fortuna, 
esprimi i desideri quando è Piena la Luna. 
Se il vento del Nord porta tempesta, 
abbassa le vele e in casa resta. 
Se il vento dal Sud soffierà, 
l'amore sulla bocca ti bacerà. 
Se il vento dall'Ovest si è alzato, 
non trova pace chi è trapassato. 
Da Oriente il vento porterà 
aria di festa e novità. 
Nove ceppi nel calderone porrai, 
veloce e piano li brucerai. 
Il Sambuco sia l'albero della Signora, 
non bruciarlo o maledetto tu sia ora. 
Quando la ruota comincia a girare, 
i fuochi di Beltane inizia a bruciare, 
quando la ruota a Yule giungerà, 
accendi il ceppo e il Cornuto regnerà. 
Una pietra nella corrente è lanciata 
da chi desidera verità svelata. 
Dalla Signora tu sia benedetto, 
se fiori e selva tratti con rispetto. 
Quando è vera la tua necessità, 
non badare all'altrui avidità. 
Se con lo stolto il tuo tempo hai buttato, 
fra i suoi amici sarai annoverato. 
Alla Legge del Tre devi badare, 
tre volte nel bene, tre volte nel male. 
Quando la sfortuna ti segna 
una stella blu sulla fronte disegna. 
In amore sii sempre vero, 
se vuoi che il tuo amante sia sincero.
Della Wicca il Rede è uno: 
"Fai ciò che vuoi, finché non nuoce a nessuno!"

sabato 27 novembre 2010

Così vicini, così lontani


Mi è venuta questa considerazione ieri, quando ero a passeggio con la mia cagnolina.. Passando davanti a casa di una mia vecchia amica mi sono detta: 
"ma è mai possibile che viviamo a tre vie di distanza e che in pratica non ci vediamo e non ci sentiamo mai?"

Ora esistono il telefono, la mail, il cellulare, i social network e un altro mucchio di strumenti per permettere alle persone di rimanere in contatto e la gente cosa fa? La gente non lo fa, non ne ha voglia..

Quante volte vi sarà mai capitato di incontrare una persona che hai frequentato e sentirsi dire "è una vita che non ti fai sentire, eh?" ma perchè non ti sei fatto vivo tu per primo, mi chiedo.. oppure gente che per un anno sparisce e si fa vivo per il suo compleanno, del genere, ti ho sempre invitato, mi sembrava giusto farlo anche quest'anno..
Siamo finiti proprio nel mondo dell'ipocrisia e dell'opportunismo più spudorato..
Ho notato però che, a volte, tutto questo è semplicemente causato dalla paura..
La paura che ci frena davanti allo zerbino del vicino di casa per chiedere un pò di latte, la paura nel dire la verità agli amici, la paura di essere giudicato, la paura di ferire..
La paura che domina la maggior parte del mondo di oggi è un sentimento che rode in profondità e dal quale è difficile uscire..
La domanda dunque è, perchè avere paura? Perchè accontentarci di vivere una vita a metà?
Non abbiate paura di vivere, non abbiate paura di affrontare la vita a testa alta, poichè chi vive nella strada della verità non deve temere mai.

Buona giornata a tutti!

sabato 20 novembre 2010

Festa degli Alberi



Non credo che troverò mai una poesia bella come un albero

A.J. Kilmer




"Parlo agli alberi sottovoce perchè
Quando nessuno mi ascolta
Essi in silenzio tendono i loro rami
Per far arrivare le mie energie al cielo.

Abbraccio gli alberi e lascio che il mio sangue
Scorra insieme alla loro linfa
Perché quando il mio respiro si fa affannoso
Il mio cuore ritrova il ritmo con i loro battiti

Mi siedo ai piedi di un albero
E accarezzo le sue radici
Perché quando non so più dove mi trovo
Esse mi riportano alla Terra… Nostra amata casa."

Valentina Meloni





"Mentre ti guardo 

mi vedo e sorrido
ma tu non mi vedi...
sono qui tra le spine
e non posso muovermi...
solo un abbraccio 
può sciogliere questo velo
un infinito tenero abbraccio..."
Valentina Meloni

sabato 13 novembre 2010

La Fenice: storia, miti e leggende



"Sto per morire.
Lo sento dentro la pelle
in quest'anima
assurdamente piegata.
Lacrime secche
bagnano nude prigioni
e mi attardo davanti alle fiamme.
Il dolore acceca ogni pensiero
aspettandomi.
So cosa accade:
Oggi muoio.
Oggi rinasco."


La Fenice, spesso nota anche con l'epiteto di Araba Fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli Egizi furono i primi a parlare del Bennu che poi nelle leggende greche divenne la Fenice. Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume — una rosa e una azzurra — che le scivolano morbidamente oppure erette sulla sommità del capo.
Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.
Qui accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza.
Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi un piccolo uovo, che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice, dopodiché la giovane e potente Fenice, sarebbe volata ad Heliopolis1 (città del Basso Egitto) per posarsi sopra l'albero sacro,
«cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra».
Quattro piramidi in Egitto furono dedicate alla Fenice:
  • quella di Cheope, presso Giza, detta "dove il sole sorge e tramonta";
  • ad Abusir, Sahure, "splendente come lo spirito Fenice";
  • Neferikare, "dello spirito Fenice"
  • Reneferef, "divina come gli spiriti Fenice".
Una interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice, è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i parassiti col fumo. La Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a liberare il mondo dal male — i parassiti, appunto — bruciandolo col Fuoco Spirituale.
Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham); guardiamo ora più in dettaglio i miti più conosciuti delle principali culture:


In Cina

«Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'immortalità».

I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I quattro spiritualmente-dotati") che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l'Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) — detto anche Fêng-huang, Fung-hwang o Fum-hwang.
Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli, e talvolta veniva rappresentata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di pavone.
Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori fondamentali (blu, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo fosse una mistura dei sei corpi celesti (la testa – il cielo; gli occhi - il sole; la schiena - la luna; le ali - il vento; i piedi - la terra e la coda - i pianeti).


In India

Nella cultura induista e buddista, la Fenice può essere ricondotta a Garuda.
Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita coscienza. Narra la leggenda indù che la madre di tutti i serpenti, Kadru, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma2, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti ), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gli insegnò l'astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa dei serpenti che aveva ucciso.


In Giappone

In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura: è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era.


Fra gli ebrei e i cristiani

Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Milcham. Dopo che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden, così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice — che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri.
I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe.


Parallelismi con altre figure leggendarie

Quetzalcoatl3, dio uccello (o serpente piumato) dell'America del Nord (Messico), sovrano e portatore di civiltà, aveva il dono di morire e risorgere.
Wakonda, uccello del tuono per i Sioux, degli indiani Dakota, "grande potere superiore", fonte di potere e saggezza, divinità generosa che sostiene il mondo e illumina lo sciamano
Nella narrativa dell'antica Persia è presenta con il nome di Homa o Seemorgh.

Significato alchemico
La Fenice rappresenta spesso la fase finale del processo alchemico e gli alchimisti, in questo uccello, riposero il significato della spiritualizzazione completa, della rinascita della personalità risultato finale della Grande Opera.
Nell’Opera l’iconografia dell’uccello viene dopo quella del Pellicano non solo nel rispetto della successione delle fasi alchemiche, ma anche nel significato rispetto a quello che lo precede. Infatti la sua capacità di ricrearsi acquisisce il significato divino nei confronti di quello umano del Pellicano. Il magnifico aspetto rosso dell’uccello (‘fenice’ deriva da una parola greca che significa ‘rosso’) evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dell’anima liberata dalla natura umana che l’opprime. Il simbolo alchimistico è molto diffuso e viene spesso impiegato per raffigurare la proprietà della Pietra Filosofale capace di moltiplicare e aumentare la quantità d’oro ottenibile dalla trattazione della vile materia prima. Nel lato sinistro della tavola la Fenice è riprodotta come simbolo maschile che protegge i due elementi fuoco e aria contenuti nelle due sfere sotto le sue ali.


Nel cielo


La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).





Note:
1. Heliopolis, città dell’antico egitto, più precisamente del Basso Egitto. In essa veniva onorato il dio Sole che ogni giorno sorgeva e tramontava.
2. Soma, sostantivo maschile sanscrito che indica primariamente il succo ricavato da una pianta oggetto di offerta sacrificale (yajña) nel Vedismo; il termine viene talora usato anche per indicare la stessa pianta da cui veniva estratto il succo sacrificale.
3. Quetzalcoatl, serpente piumato, vedi post precedente.

fonte: http://www.cavernacosmica.com/la-fenice/